Flinders Ranges

In pieno centro di Adelaide, su un albero in mezzo ai grattacieli di Hindmarsh Square, l’altra mattina c’erano 2 coloratissimi e rumorosissimi pappagalli. Aspettavo Kent Rossiter con il fuoristrada per andare ai Flinders Ranges

Sarà il mio accompagnatore nei Flinders Ranges, una catena di colline 450 km a nord di Adelaide. Risalgono a 600 milioni di anni fa, erano sommerse dal mare come dimostrano i fossili di specie marine primordiali che si trovano con facilità. Le alture sono state intitolate all’esploratore Matthew Flinders.


Nei Flinders Ranges vivono canguri e wallabies in quantità. Sono animali ai quali basta poca acqua per vivere e una quantità limitata di vegetali. Le piogge abbondanti della scorsa stagione hanno fatto crescere molto cibo e quindi ci sono parecchi cuccioli in giro. Le cangure fanno in fretta a sfornarli: quando hanno ancora il piccolo nel marsupio sono già in gestazione del prossimo cucciolo. Sono animali notturni, passano le giornate a dormire all’ombra ed escono a pascolare la notte. Per questo il rischio di trovarseli in mezzo alla strada dopo l’imbrunire è molto alto.

I canguri dividono i pascoli con le pecore merinos che danno una ottima lana. Un tempo c’erano molte stations, così le chiamano: allevamenti ovini con migliaia di capi sparsi in un territorio immenso. I primi insediamenti di allevatori in questa zona risalgono agli anni 50 dell’800.

Tony, il proprietario del Rawnsley Park Station dove dormo stanotte, possiede 3.000 pecore e ci vogliono 5 giorni per tosarle tutte. Il lavoro viene svolto da abili tosatori a contratto che ti ripuliscono una pecora ogni 3 minuti. Ma deve essere bella asciutta. Tony ne ingaggia 4, vengono pagati 2,50 dollari a capo e ne tosano 150 – 200 al giorno. La lana viene pressata in enormi balle da 190 kg, grosse un metro cubo circa, e viene venduta a 8 dollari al kg.

Nelle gole tra le colline di roccia non vivono solo i canguri: nelle pozze d’acqua che si prosciugheranno man man che salità la temperatura, si nutrono uccelli come questo ibis che ha sulla gola una serie parallela di trattini. Molto elegante nei movimenti, la sua immagine riflessa lo rende irreale, specie in un ambiente così arido come nei Ranges.

Per il lunch Kent mi porta a Parachilna, un minuscolo paese di 6 abitanti. Ci passava il Ghan, il mitico treno che attraversa il continente. Adesso ha cambiato tracciato, ma rimane una sgangherata stazione ed un confortevole albergo della prateria, il Prairie Hotel. Molto carino ed accogliente con delle belle suite interrate di un metro per essere più fresche. Ken mi racconta di essere stato nel letto di Kate Winslett prima che lei diventasse famosa con il Titanic. Cioè ha dormito nella suite 12, quella in cui stava la Winslett quando girava insieme a Harvey Keitel il film “Holy smoke” più di una dozzina di anni fa.

Al Prairie Hotel si mangia quello che il territorio esprime e così nel piatto mi ritrovo emù, kangaroo e capra selvatica, adeguatamente segnalati con un roadsignal per capire cosa hai nel piatto. Bell’idea australian! E sopra ci bevo una Fargher, come consigliato dalla Lonely Planet.

Poi mi presentano la proprietaria, Jane, che di cognome fa Fargher. Sono loro a far produrre a Mildura questa pale ale niente male. E fanno anche il gelato artigianale all’italiana Flinders Range. Lei e il marito Ross sono amici di Stefano, lo chef italiano famoso in tutta l’Australia che ho conosciuto e intervistato a Mildura nel 2003. Dice che a volte partono e si fanno un giorno di viaggio per andare a cenare da Stefano. Pernottano, fanno colazione con un caffelatte e tornano indietro. Jane infatti sta sorseggiando un caffelatte quando la fotografo.

Ma non è l’unica attività di famiglia: quello con la t-shirt blu elettrico al bancone è Eddy, il figlio di Jane, che si occupa di FargherAIR. Davanti all’hotel c’è una airstrip, un campo di volo. Edy mi dice che è andato a lavorare nelle miniere al nord per mettere da parte i soldi per pagarsi il brevetto di volo. E adesso porta i turisti a visitare i Flinders Ranges dall’alto oppure fino al Lake Eyre. Intravvedo due aerei e gli domando: qual è il tuo? E mi risponde “tutt’e due, ma quello di destra lo uso per i voli turistici”. Come da noi si chiede ad un ragazzo: qual’è la tua moto?

La cameriera deve essere la ragazza di Eddy ed è di origine italiana, ma non osa spiccicare parola in italiano. Viene da Adelaide, suo padre era di Napoli, e dice che nella grande comunità di italiani c’è qualcuno con il mio cognome. Dice che dovrei controllare sull’elenco telefonico. Intanto alle sue spalle vedo che nel frigo hanno la stella rossa dell’acqua minerale italiana. Incredibile trovare così tanta Italia in un posto così sperduto come Parachilna! Mi sento come al Bagdad cafè di Paris, Texas. E mi piace.

Per il tramonto Tony ci porta in cima alla collina nella sua proprietà per un aperitivo. La strada aperta tra gli alberi è ripidissima, si va su in prima con la ridotta. Ma il panorama è spettacolare e i canapè pure. Le bollicine mettono allegria aspettando che i Flinders si colorino di rosso con gli ultimi raggi di sole.

Cena con Tony e la moglie Julie al Woolshed che è pienissimo. Si mangia bene ma è anche l’unico ristorante nel raggio di 50 km per chi sta al Rawnsley Park Station. Prendo il Tommy Ruff, incuriosito dal nome. E’ un’aringa farcita del golfo di Adelaide. Appoggio il mio cappello sulla lavagna del menù. Wherevere I lay my hat, that’s my home.

Pubblicato in AUSTRALIA


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